‘PURTROPPO È ARRIVATO QUESTO MOMENTO, SPERAVO NON ARRIVASSE MAI… MALEDETTO TEMPO’. LA ROMA CONQUISTA LA CHAMPIONS MA ROMA SI FERMA PER L’ADDIO DA BRIVIDI DI TOTTI

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    Per  quanto il secondo posto rappresentasse un obiettivo prestigioso (ingresso in Champions e una conseguente entrata economica non da poco), ieri Roma, e l’Italia intera, si è fermata per un solo motivo: l’addio del Capitano. Che la Roma si sia poi imposta sul Genova 3-2 ‘cementando’ quel punto sul Napoli ha si entusiasmato il tutto esaurito dell’Olimpico ma, come dicevamo, ieri nella Capitale c’era un solo protagonista: Lui. Il calciatore dei record  ha infatti salutato i suoi tifosi con una ‘cerimonia’ da brividi. E Francesco si è commosso, tanto.  Così come i suoi compagni, tutti in lacrime. Totti ha ricevuto dal presidente James Pallotta -fischiatissimo dal pubblico- una speciale maglia numero 10. Dopo l’abbraccio con la moglie Ilary e i 3 figli, senza riuscire a trattenere le lacrime. Interminabile e da brividi il giro di campo, con il numero 10 chino a testa in giù davanti alla sua Sud. Quindi l’ultimo pallone calciato verso il cuore del tifo romanista. Quindi, tornato al centro del campo, ha letto una bellissima lettera d’addio: “Purtroppo è arrivato questo momento, speravo non arrivasse mai… Purtroppo è arrivato…In questi giorni ho letto tantissime cose su di me: belle, bellissime. Ho pianto tutti i giorni, da solo, come un matto. Venticinque anni non si dimenticano, con voi che mi avete spinto anche e soprattutto nei momenti difficili. Voglio ringraziarvi tutti. Sapete che non sono di tante parole: in questi giorni mi sono messo al tavolino con mia moglie e le ho raccontato un po’ di cose di questi anni, vissuti con questa unica maglia. Abbiamo scritto una lettera per voi, non so se riuscirò a leggerla: ci provo. Se non finisco, la finirà mia figlia Chanel che non vede l’ora di leggerla”, ha detto cercando di controllare le emozioni. “Vado o si fa tardi, è ora di cena…Io starei qui altri 25 anni. Grazie Roma, grazie mamma e papà. Grazie a mio fratello, ai parenti e agli amici. Grazie ai mia moglie e ai miei tre figli. E’ impossibile raccontare 28 anni di storia in poche frasi, mi piacerebbe farlo con una canzone o una poesia. Ma non sono capace di farlo. In questi anni ho cercato di esprimermi con i miei piedi, con cui tutto viene più semplice. Il pallone è ancora il mio giocattolo preferito, ma ad un certo punto della vita si diventa grandi. Mi hanno detto che il tempo lo ha deciso,maledetto tempo… Lo stesso tempo che il 17 giugno 2001 -giorno del terzo scudetto giallorosso- avremmo voluto passare in fretta: non vedevamo l’ora che l’arbitro fischiasse 3 volte. Mi viene la pelle d’oca a ripensarci.Il tempo è venuto a bussarmi sulle spalle,a dirmi ’da domani sarai grande. Levati pantaloncini e scarpini, da oggi sei un uomo e non potrai sentire l’odore dell’erba così da vicino, il sole in faccia, l’adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare’.Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando da bambini vostra madre vi sveglia mentre state sognando qualcosa di bello e voi vorreste riprendere il filo di quella storia ma non ci riesce mai?Stavolta non è un sogno, ma realtà. Mi piace pensare che la mia carriera sia una favola da raccontare: ora è finita veramente,mi levo la maglia per l’ultima voltae la piego perbene.Anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile.Adesso ho paura, non è come calciare un rigore: non posso vedere cosa ci sarà dopo.Concedetemi un po’ di paura, questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore, quello che mi avete sempre dimostrato”. Da brividi anche il coro dell’Olimpico ’non ti lasceremo mai’. “Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina”, dice prima di ringraziare “compagni, tecnici, dirigenti, tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni, i tifosi, la Curva Sud, un riferimento per noi romani e romanisti.Nascere romani e romanisti è un privilegio. Fare il capitano di questa squadra è stato un onore: siete e sarete sempre nella mia vita, smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro in uno spogliatoio che mi ha accolto da bambino. Ora sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni d’amore. Vi amo”.

    M.